Elisir d'Amore
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FORTEZZA DEL PRIAMÀR DI SAVONA
Venerdì 30 Giugno, ore 21.15
Domenica 2 Luglio, ore 21.15
L'ELISIR D'AMORE
Di Gaetano Donizetti
Personaggi | Interpreti |
Adina | Claudia Urru |
Nemorino | Francesco Castoro |
Belcore | Min Kim |
Dulcamara | Simone Alberghini |
Giannetta | Irene Celle |
Direttore Aldo Sisillo
Regia e scene Stefania Panighini
Realizzazione scenica Lorenzo Trucco
Costumi Artemio Cabassi
Luci Andrea Tocchio
ORCHESTRA SINFONICA DI SAVONA
COMPLESSO BANDISTICO ANTONIO FORZANO
CORO DEL TEATRO DELL'OPERA GIOCOSA DI SAVONA
Maestro del Coro GianLuca Ascheri
Con la collaborazione di:
CORO DI VOCI BIANCHE DELLA DNA MUSICA DI SAVONA
Maestro del Coro Liana Saviozzi
CORO GIUSEPPE MANZINO
Maestro del Coro Mattia Pelosi
CORO INO MINÌ
Maestro del Coro Guido Ripoli
CORO HOLY HEART GOSPEL CHOIR
Maestro del Coro Igor Barra
CORO POLIFONICO ANTON BRUCKNER DI SAVONA
Maestro del Coro Marco Esposto
CORO G.B. CHIOSSONE DI ARENZANO
Maestro del Coro Giuseppe Calcagno
CORO POLIFONICO DI VALLEGGIA
Maestro del Coro Maurizio Fiaschi
Coproduzione con il Teatro Comunale Pavarotti – Freni di Modena
Nuovo Allestimento
Sebbene la genesi dell’opera sia ancora avvolta nel mistero, L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti (1797-1848) non dovette nascere in una situazione di calma. Se non furono i leggendari 15 giorni ricavati da una notizia di Emilia Branca, moglie del librettista Romani, che a lui dedicò la monografia Felice Romani ed i più riputati maestri di musica del suo tempo, il tempo messo a disposizione dall’impresario del Teatro La Canobbiana doveva essere stato realmente molto poco, al punto da spingere il poeta a rielaborare un testo che Scribe aveva composto per Le Philtre di Daniel Auber. Ma, come spesso avvenne nella carriera del Bergamasco, l’incalzare di un debutto lo portò a dare il meglio di sé.
Fatto sta che L’elisir d’amore, insieme a Don Pasquale (dello stesso Donizetti) e Il barbiere di Siviglia di Rossini, è una delle più celebri e rappresentate Opere buffe dell’Ottocento. Il successo fu infatti immediato, sancito già il 12 maggio 1832, giorno della prima, e confermato dalle oltre trenta recite successive e ripagò del tutto Donizetti dal semifiasco del 13 marzo precedente quando, al Teatro alla Scala, il suo Ugo, Conte di Parigi, si era salvato soltanto grazie a un cast di tutto rispetto (Giuditta Pasta, Giulia Grisi e Domenico Donzelli) ma non aveva comunque superato le quattro recite.
La struttura drammaturgica, che cerca di liberarsi della rigidità delle forme chiuse ereditate dalla tradizione settecentesca, si apre a una solarità in cui dal Preludio (sostituito alla Sinfonia di matrice rossiniana) si passa naturalmente al coro d’introduzione in un fluire pressoché continuo adattissimo a una vicenda tutto sommato semplice, in cui personaggi e ruoli vocali corrispondono perfettamente alla suddivisione canonica e si presentano al pubblico, senza scossoni, con le loro Cavatine. Singolare è invece la scelta di affidare a Nemorino – forse il più complesso e meno tradizionale dei personaggi – un’Aria elegiaca come “Una furtiva lagrima”, quasi un corpo estraneo rispetto al resto, che fa di questo gioiello intimista incastonato all’interno di un’opera con grandi masse uno dei numeri più celebri dell’intero lavoro.
La vicenda narra l’amore inizialmente non corrisposto del timido contadino Nemorino per la fittavola Adina, donna colta, risoluta, libera e ricca che accetta la corte di Belcore, sergente della guarnigione militare di stanza nel villaggio. L’equilibrio si rompe all’arrivo di Dulcamara, un ciarlatano che spaccia bottiglie di bordeaux per portentose panacee.
Ma così come il vino riesce a rompere qualsiasi freno inibitore e rivelare presto la vera anima di ciascuno, così l’opera di Donizetti, pur apportando elementi di originalità, accompagna lo spettatore verso l’atteso, immancabile, lieto fine.