Comunicato web


Luca Ferraris

Seconda opera in cartellone, Gianni Schicchi, atto unico di Giacomo Puccini su libretto di Giovacchino Forzano basato su un episodio del Canto XXX dell'Inferno di Dante.
Prima rappresentazione: 14 dicembre 1918, New York - Metropolitan Opera
L’opera va in scena venerdì 18 novembre alle ore 11.00 (spettacolo per le scuole) e sabato 19 novembre alle ore 17.00 (spettacolo per il pubblico) al Teatro Chiabrera.

Cast: Studenti dei corsi di secondo livello del Conservatorio di Musica G. Puccini della Spezia con al partecipazione straordinaria di Stefano Antonucci nel ruolo del protagonista e di Linda Campanella nel ruolo di Lauretta

Direttore: Giovanni Di Stefano
Regia: Luca Ferraris
Costumi: Anita Lamanna

Orchestra del Conservatorio di Musica G. Puccini della Spezia

Produzione e nuovo allestimento Teatro dell'Opera Giocosa di Savona in collaborazione con il Conservatorio di Musica della Spezia G. Puccini della Spezia.

Un aneddoto racconta che il termine “Trittico” nacque in seguito ad una infervorata discussione nata a Torre del Lago, all’interno del celebre circolo dei pittori che frequentava Puccini: “….fummo tutti d’accordo sull’improprietà della parola; non di meno stabilimmo, in barba alla Crusca e alla…farina, di battezzare le tre opere il Trittico. Le tre opere in questione sono, come è noto, Il Tabarro, Suor Angelica e appunto Gianni Schicchi. Puccini pensò a tre atti unici di genere differente, ma che al tempo stesso fossero collegati fra loro da una ferrea logica teatrale: ecco allora che ‘la violenza espressiva de Il Tabarro interessa e sorprende, la musica delicata e la natura del dramma vissuto dalla protagonista di Suor Angelica commuove infallibilmente, Gianni Schicchi diverte moltissimo, anche se l’elemento macabro sporca un po’ la risata’ (da Michele Girardi, Giacomo Puccini, l’arte internazionale di un musicista italiano).
Il Trittico si chiude quindi con la “macabra risata” di Gianni Schicchi, l’unica opera buffa di Puccini, pervasa di umorismo e di comicità spesso grottesca, quella, delle tre, che incontrò un successo immediato. Firenze è disegnata in maniera impeccabile, sia dal punto di vista geografico che storico, tra personaggi reali e dinamiche sociali più che note; tutto in un vivacissimo quadretto da palcoscenico. Il soggetto è tratto da un breve episodio della Divina Commedia (Inferno XXX, 22-48), opera per cui Puccini nutriva grandissima ammirazione; la struttura formale dell’atto unico si rifà invece al modello dell’opera buffa (registro baritonale per il protagonista – si pensi, primo fra tutti, al Falstaff verdiano – intreccio amoroso, e ostacolato, tra soprano e tenore, burla finale e scioglimento dei nodi. Con l’attenuante concessa al protagonista, nonostante l’arguzia un tantino sconcertante.