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Marianna Vinci

Secondo appuntamento lirico in cartellone La Cenerentola, melodramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti, in scena Martedì 15 luglio alle ore 21.15.  (Anteprima Due generazioni insieme a teatro).
Coproduzione Teatro dell'Opera Giocosa – ONLUS di Savona e il Teatro Sociale di Rovigo.
Cast: Boyd Owen (Don Ramiro), Riccardo Novaro (Dandini), Simone Alaimo (Don Magnifico), Teresa Iervolino/Marianna Vinci (Angelina, detta Cenerentola), Francesco Verna (Alidoro), Gabriella Costa (Clorinda), Paola Pittaluga (Tisbe). Regia e costumi Francesco Esposito, scene di Mauro Tinti, Orchestra Sinfonica di Sanremo, direttore Giovanni Di Stefano, Coro P. Mascagni Di Savona, Maestro del Coro Gianluca Ascheri.

«Stanco dal proporre e mezzo cascante dal sonno, sibilai in mezzo a uno sbadiglio: ‘ Cendrillon ’. Rossini che, per esser meglio concentrato, si era posto a letto, rizzatosi su come il Farinata dell’Alighieri: ‘Avresti tu core scrivermi Cendrillon ?’, mi disse: ed io a lui di rimando: ‘E tu di metterla in musica?’, ed egli: ‘Quando il programma?’, ed io ‘...a dispetto del sonno, domani mattina’, e Rossini: ‘Buona notte!’». Così Jacopo Ferretti, nelle sue Memorie , ricorda la notte in cui Rossini decise di porre in musica la favola di Cenerentola. Mancavano due giorni al Natale 1816.
L'idea arrivava a proposito. Rossini era infatti alla disperata ricerca di un soggetto per un'opera destinata al Teatro Valle di Roma e Cendrillon ou La petite pantoufle , la celeberrima fiaba di Perrault, sembrava una scelta indovinata. Intanto perché era uno dei miti più diffusi al mondo (compare nelle diverse tradizioni popolari e ne abbiamo poi una celebre versione dei Fratelli Grimm), poi perché l'argomento era sempre di moda: le trasformazioni e il riscatto sociale di una innocente fanciulla, che si emancipa dopo aver subito le peggiori angherie.
Proprio per sottolineare quest'ultimo aspetto, forse, viene eliminata qualsiasi implicazione magica e fiabesca: "egli intese togliere dalla notissima storia l'inverosimile, il soprannaturale, per ricondurla a una commedia con situazioni quasi vere. Insomma, niente fata, niente incantesimi, niente scarpetta di cristallo, solo uno "smaniglio", un bracciale, che aiuti il principe a ritrovare la sua bella.
Cenerentola è tuttavia un melodramma giocoso e Rossini solo in parte riesce in questo intento: la vena farsesca, infatti, non gli permette di sviluppare in modo approfondito la dimensione psicologica dei personaggi. Unica vera eccezione, Cenerentola, che rimane una figura piuttosto anomala nel genere dell'opera buffa; sia dal punto di vista, appunto, dello "spessore" psicologico, che da quello più propriamente vocale. Lei è una ragazza sospesa tra il sogno e la realtà, ha una personalità più delineata: è da subito differente dagli altri personaggi. La sua linea di canto, allo stesso modo, è accurata, fitta di ornamentazioni, virtuosistica; caratteristiche che solo a tratti si ritrovano nelle altre parti, quella di Dandini, ad esempio, o quella di Alidoro. E ancora bellissime sono le atmosfere idilliache dedicate agli innamorati, che la musica di Rossini dipinge splendidamente, o ancora il modo tutto peculiare in cui viene contrapposta la realtà alla favola, la farsa alla commedia; basti ascoltare i pezzi d'assieme, concertati "dinamici" in cui l'azione, invece di fermarsi, progredisce e si sviluppa.
Al genere buffo tout court appartengono invece gli altri personaggi -Don Magnifico, Clorinda e Tisbe - per delineazione del carattere e per la loro scrittura musicale, fatta tutta di effetti onomatopeici, sincopati, ritmi serrati.
Alla "Prima" romana, il 25 gennaio 1817, l'opera non ottenne il successo sperato; già nelle repliche, però, le cose cambiarono e Cenerentola si impose sulle scene, arrivando ad oscurare, negli anni seguenti, addirittura il Barbiere.
Ancora oggi, dopo un periodo di declino, l'opera è presente stabilmente in repertorio e rimane tra le più amate di Rossini.