Trama e note di regia

Ritenuto a lungo un genere minore, l’Intermezzo ha una lunga e gloriosa storia - nella quale si incastonano perle come La serva padrona di Pergolesi – che da diversi anni è stata riportata alla luce grazie a meritorie operazioni di repêchage.

Pensato come Intermezzo dell’opera Artemisia dello stesso Domenico Sarro (noto anche come Sarri o Sarra), come gli altri titoli del genere, nasceva con lo scopo di alleggerire l’atmosfera durante l’opera seria e intrattenere il pubblico tra un atto e l’altro, anche in ragione dei lunghi tempi di permanenza nei teatri che, non già luoghi di sola rappresentazione di spettacoli, erano all’epoca veri e propri luoghi di incontro e socializzazione.

La furba e lo sciocco, con particolare brio, porta in scena la consueta trama in cui una donna scaltra riesce a raggiungere il suo obiettivo – un matrimonio conveniente - gabbando un uomo un po’ tonto e ricco che non si accorge dei suoi raggiri. Qui un po’ come nella commedia dell’arte, anche i nomi dei personaggi, secondo l’uso del tempo, sono modellati sui tratti caratteriali in modo da mettere lo spettatore sull’avviso riguardo al tipo di caratteristiche che avrà il singolo protagonista.

 

L’oblio pressoché totale nel quale sono cadute molte delle questioni che riguardano La furba e lo sciocco hanno da subito stimolato la mia curiosità. Questioni riguardanti l’autore, il teatro dove si rappresentò, il contesto storico.

Un autore, Domenico Sarro, di cui addirittura non si conosce con esattezza il cognome (Sarro o Sarri) e che non fa certo parte dei nomi più celebri della scuola napoletana settecentesca, ma che, all’epoca, fu talmente stimato e quotato da essere scelto da Carlo III Borbone come compositore dell’opera Achille in Sciro che inaugurò, nel novembre del 1737, il Teatro di San Carlo e che l’omonimo re Borbone volle come una vera “ottava meraviglia del mondo”.

Un teatro, il San Bartolomeo, dove ebbe luogo la prima dell’Intermezzo e che fu il principale teatro di Napoli prima del San Carlo. Qui si rappresentarono le opere di tutti i grandi compositori napoletani di inizio Settecento, da Scarlatti a Porpora, da Leo a Pergolesi. Un teatro che, dopo la costruzione del San Carlo, cadde nell’oblio e nel totale abbandono. Chi oggi abita vicino a ciò che resta di questo monumento della storia della musica (una chiesa ora chiusa e deturpata dai graffiti) non sa nulla della sua storia e della sua gloria.

Un periodo storico, il primo trentennio del 1700, che significò per Napoli la dominazione austriaca: Carlo VI Asburgo e i suoi viceré. Anni per nulla facili anche per il mantenimento dell’ordine pubblico: ecco spiegato il principale “travestimento buffo” de La furba e lo sciocco, quello in cui Sofia si camuffa da inflessibile soldato Ussaro. Ecco spiegata l’attualità satirica di tale travestimento sfuggito alla censura austriaca.

Insomma, temi e personaggi avvolti dalla nebbia dell’oblio che avevano voglia e bisogno di riemergere e raccontarci, direttamente, cosa fosse quel periodo, quel teatro, quell’ambiente.

Chi meglio del compositore stesso e di un suo amico, virtuoso del mandolino, potrebbero prenderci per mano e condurci in quel gennaio del 1731, in quella Napoli che stava vivendo le festività di inizio anno, proprio dentro quel San Bartolomeo, a pochi minuti dal debutto, mentre dai camerini provenivano i vocalizzi dei due buffi virtuosi Giachino Corrado e Celeste Resse?

Credo che il “teatro”, che finge la realtà e realizza la finzione, possa fare questa magia e credo che il Chiabrera di Savona, per una sera, possa trasformarsi nel San Bartolomeo di Napoli e, il 22 gennaio 2022, possa assumere le sembianze di quel 7 gennaio del 1731, quando si aprì per la prima volta il sipario su La furba e lo sciocco.

Credo che, nella platea del Chiabrera, possano coabitare gli spettatori degli anni duemila con alcuni “fantasmi” di quel settecento napoletano, grazie a quella magia che ci fa ridere e sorridere, piangere e sognare: quella magia eterna che si chiama opera. In un flusso eterno di note e di armonie.

(Matteo Peirone)