Trama e note di regia

Fu dopo aver assistito, nel 1936, a una seduta spiritica organizzata da una nobildonna inglese appassionata di spiritismo, che Menotti (Cadegliano, Viconago, 1911 – Monte Carlo, 2007) pensò di ripercorrere la particolare esperienza, componendo un’opera su questo tema. Dopo dieci anni, realizzò la sua idea grazie a una commissione della Fondazione Alice M. Ditson della Columbia University di New York e la mise in scena l’8 maggio del 1946 presso il Brander Matthews Theater. La prima rappresentazione professionale, però, si tenne, sempre a New York, insieme all’altro suo titolo Il telefono, il 18 febbraio 1947 all’Heckscher Theater.
All’epoca, Gian Carlo Menotti si era già messo alla prova sul terreno del genere brillante/buffo scrivendo Amelia al ballo (1936) e l’opera radiofonica The old maid and the thief (1941) ma con La medium - che mette insieme la tragedia al grottesco - ebbe un tale successo che pensò di approntarne anche una seconda versione più ampia che venne presentata nella stagione 1947-48 all’Ethel Barrymore Theater di Broadway. Il successo non tardò ad arrivare anche oltreoceano e, nel 1949, si tenne a Genova la prima rappresentazione italiana, con la regia dello stesso Menotti. È invece del 1951 una versione cinematografica del dramma che fu presentata al Festival del Cinema di Venezia.

 

Atto I
Siamo nel salotto della medium, Monica, figlia di Madame Flora, e Toby, giovane servitore muto che viene di Budapest, stanno giocano. La signora Flora, detta Baba, rientra a casa ubriaca e li rimprovera per non aver preparato nulla per la seduta spiritica che si deve tenere quella notte.
Giungono gli ospiti arrivano, i Signori Gobineau e la signora Nolan, una vedova, che per la prima volta partecipa a una seduta spiritica.
Così, la signora Flora in finta trance, consente alla signora Nolan di parlare con quella che pensa sia sua figlia morta a 16 anni. In realtà, la voce è quella di Monica che si è nascosta dietro un paravento. Quando la voce tace, la signora Nolan si precipita verso il paravento ma viene trattenuta dai signori Gobineau. Dopo un momento di confusione, tutto torna alla normalità e i Gobineau si mettono in contatto con il loro figlio defunto ad appena 2 anni Mickey, ma quello ride e basta. Sparito anche lo spirito del figlio, la signora Flora si stringe la gola con le mani e dice che è un fantasma a farlo. Manda via tutti e chiama Monica chiedendo cosa stia succedendo e incolpando Toby per non averla aiutata. Ma è ubriaca e, per calmarla, Monica le canta una ninna nanna che viene interrotta da una voce. Si chiude il sipario su Monica che canta ancora la ninna nanna, mentre Baba recita un’Ave Maria.

Atto II
È passato qualche giorno e Toby sta mettendo in scena uno spettacolo di marionette per Monica: i due si amano. Torna a casa Baba e accusa ancora Toby di sapere cosa sia successo la notte della seduta spiritica. Arrivano gli ospiti per un’altra seduta spiritica ma vengono allontanati dalla signora Flora che vuole convincerli che si sia trattato di una farsa e che si possano svelare i trucchi usati. Gli ospiti le credono. Andati via, Flora caccia via Toby malgrado le preghiere di Monica.
Baba, rimasta sola, si versa un bicchiere di vino e si chiede se non sia pazza. Si addormenta e Toby cerca di entrare in camera di Monica trovando la porta chiusa. Va così alla ricerca del suo tamburo ma sveglia Baba. Così si nasconde nel teatro delle marionette mentre Baba cerca di capire l’origine dei rumori. Spaventata prende una pistola e grida: “Chi è? Parla o sparo!”. Il sipario del teatro di marionette si muove e Baba spara. Toby sanguinante crolla a terra afferrandosi alla tenda del teatrino mentre Baba si convince di aver ucciso il fantasma.
Uditi i colpi di pistola, Monica, sopraggiunge e vede il corpo senza vita di Toby.
Cala il sipario su Baba che sussurra con voce roca: “Sei stato tu?”

 

Note di regia
La Medium, composta da Giancarlo Menotti su commissione della Columbia University, fu rappresentata la prima volta a New York nel 1946. La genesi dell’opera si riallaccia a un’esperienza realmente vissuta nel 1936 dal compositore e dall’amico Samuel Barber che, invitati a cena da una nobildonna inglese, parteciparono a una seduta spiritica organizzata dalla loro ospite per evocare la figlia morta adolescente. Questi ricordi stimolarono Menotti a realizzare un soggetto, per il quale scrisse non solo la musica, ma anche il libretto. Se l’opera ottenne un vivo successo di pubblico, fu però oggetto di non poche riserve da parte di alcuni critici che la bollarono come mero “lavoro ad effetto”, legato a una tradizione tutta rivolta al passato. Critiche smontate da Fedele D’Amico, autore, con l’approvazione dello stesso Menotti, della versione italiana del libretto, scelta per questa esecuzione nella convinzione che solo la perfetta comprensione del testo è in grado di produrre il pieno coinvolgimento del pubblico a cui il musicista mirava. Piuttosto che essere un tardo prodotto della tradizione verista, La Medium mette in scena il pirandelliano dissidio tra finzione e realtà, tra fede e ragione, conferendo alla protagonista Baba non tanto i tratti della truffatrice senza scrupoli, che lucra sul dolore altrui, quanto piuttosto la dimensione di un’eroina tragica, vittima dell’inganno da lei stessa ordito e della misteriosa forza dei propri poteri occulti. In questa visione Baba perde immediatamente i tratti più loschi ed equivoci, per vestire i panni di una sacerdotessa dedita all’evocazione dei morti, e il tavolo delle sedute spiritiche diviene il luogo deputato di infinite trasformazioni: il rifugio dei fugaci amori tra Monica e Toby, il letto delle torture che Baba infligge al giovane, lo specchio d’acqua solcato da una misteriosa barchetta-giocattolo, divenuto la tomba del piccolo Mimmo. Il gioco però sfugge di mano a Baba quando vede materializzarsi intorno a sé oscure presenze, che trascendono la finzione inscenata. L’uccisione di Toby è il disperato tentativo di ricacciare indietro i fantasmi evocati per gioco, ma diventati improvvisamente una reale presenza, un’incombente minaccia. Il tavolo delle sedute spiritiche diviene quindi in ultimo l’ara sacrificale su cui Baba compie il suo rito estremo: la tragica immolazione di una vittima che possa placare l’ira degli spiriti offesi.

 
Cesare Scarton