Note di regia


foto ©  Luigi Cerati - Osteria dell'immagine - Varazze

Lo spazio scenico come tramite della messa in scena
Un palcoscenico attraversato da una teoria di cornici sovrapposte fra loro dividono lo spazio scenico sia orizzontalmente che verticalmente, idealmente quasi a voler contenere non la narrazione di un’opera qualunque, ma di un’opera che si fa mito. Come afferma R. Barthes in Mithologies 1957: “Il mito femminile più popolare dell’era borghese”.

Luce e materia
Inscritto all’interno delle cornici un tulle teatrale, che in relazione all’angolo d’incidenza della luce si materializza come diaframma o si lascia attraversare dallo sguardo, tutto ciò costituiva l’essenzialissimo impianto scenografico di questa Traviata nata ben oltre un decennio fa.
Non una scenografia oleografica, ma uno spazio dinamico ed evocativo, non soffocato dall’opulenza di certe scenografie opprimenti e distraenti che non corrispondevano più ad un moderno sentire teatrale, più attento ai contenuti dell’opera che alla confezione scenografica.

Unica e irripetibile
Nello spettacolo dal vivo ogni rappresentazione è unica e irripetibile e in ciò consiste la diversità e la forza emozionale, rispetto ad altre forme di spettacolo riprodotte. Anche se esistono sempre più moderni e sofisticati mezzi di riproduzione l' emozione di essere testimoni di un evento dal vivo non potrà mai essere catturata e riproposta attraverso le vecchie o le moderne tecnologie.

Vita e Arte o Arte e Vita
La “realtà come rappresentazione” o la “rappresentazione come realtà”. Molti episodi del romanzo di Dumas si svolgono nei teatri parigini, ma la vera protagonista dello spettacolo è sempre lei La signora delle camelie. Non a caso il suo posto d’elezione è nello spazio liminare del palco di proscenio, tra il mondo fittizio della scena e quello reale del pubblico. Il che conferma e ribadisce il trionfo del teatro, la vita che si guarda allo specchio, e, nell’atto di guardarsi, rivive. O magari vive davvero. O smette di vivere, per iniziare a sognare.

La vita è sogno?
Che cos’ è la scena del finale atto primo tutta dedicata al mondo interiore di Violetta? Una scena già presente nello “schizzo sinottico” del I° atto già abbozzato dal compositore ancora prima che Piave incominciasse a stendere il libretto. E’ emozionante sapere che Verdi aveva in mente fin da subito di far irrompere, “alla fine della cabaletta” di Violetta (“sempre libera degg’io”), “una voce che ripete una frase del duettino che parla d’amore”. Si noti: “una voce”, quella voce ci giunge dal cuore o dall’inconscio di Violetta nel momento stesso in cui ella cerca di negarla e di allontanarla da se. La vita altro non è che un’entità illusoria, un sogno contraddetto dalla ragione. Ogni sogno umano può essere inizio di un risveglio, ogni risveglio l’inizio di un sogno.

La cornice impone allo sguardo 'ordinario' di trasformarsi in visione.
L’impianto scenografico conterrà e tenterà di fissare, come in quadri pittorici o in vecchie fotografie seppiate, delle istantanee della vita vera e immaginaria del palcoscenico. La divisione orizzontale e verticale del palcoscenico permetterà un continuo gioco di dissolvenze incrociate e di flash back. Un certo illusionismo o magia teatrale, secondo le regole del teatro di figura su nero, accompagnerà la narrazione dello spettacolo. L’ elemento cornice, come una sorta di zoom fotografico, nel ridefinire e limitare lo spazio scenico, conterrà e darà forza concentrazionaria all’ apparire di persone e cose. Come in una galleria dei ricordi l’avanzare del tempo della rappresentazione procederà di pari passo con le speranze e le illusioni dei protagonisti di svincolarsi dalla propria condizione sociale, che imprigiona l'uomo in una serie di convenzioni che ne condiziona l'agire e il pensiero. La struttura scenografica ha permesso di giocare la presenza di Violetta dentro e fuori dal quadro in una continua oscillazione fra l’osservarsi e il lasciarsi risucchiare nel vortice dei valzer che, anziché allontanarla dal destino di morte, la precipita ancor più velocemente verso l’abisso.

Valzer ritorno alla realtà
L’allegro brillante della festa in casa di Flora attacca di colpo con effetto di “ritorno alla realtà”: il sogno d’amore è finito. La festa continua, anzi non si era mai interrotta. Forse in nessun’altra opera come ne La Traviata, Verdi sfrutta i ritmi e le melodie di ballo e in particolar modo quelli del valzer. L’ottocento ha riconosciuto al valzer, ballo di “coppia chiusa” a lungo ritenuto “osceno”, notevoli capacità di suscitare pensieri erotici e di seduzione, di stimolo e di appagamento sessuale. Non dobbiamo dimenticare che Marie Duplessis era una famosa ballerina.

Camelia fiore inodore
Oltre alle cornici e ai tulle, che fungono da diaframmi nel loro dividere lo spazio scenico e che incidono nella ridefinizione dello spazio del palcoscenico, un solo elemento figurativo e decorativo accompagna l’ evolversi della vicenda: i fiori scolpiti, come fiori senza profumo. Come lo sbocciare di un fiore, nella sua smagliante bellezza, sembra proclamare una condizione di eternità così la passione amorosa sembra confinare gli amanti in un tempo sospeso.

di Stefano Monti