Trama
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foto © Gianfranco Rota
La nuova opera commissionata dal Teatro Comunale al compositore Marco Betta dal titoloNotte per me Luminosa e dedicata ai 500 anni dell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Marco Betta, che in Italia ha ricevuto inviti e commissioni da enti e festival come il Teatro alla Scala, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, l’Accademia Chigiana di Siena, l’Arena di Verona, l’Orchestra Sinfonica della RAI e l’Orchestra Regionale della Toscana, ha collaborato con Andrea Camilleri a un ciclo operistico del quale Il Fantasma nella Cabina si è visto a Modena nel 2002. La sua musica, che si è sempre nutrita della memoria storica di antiche culture mediterranee, fondendo tradizione classica e modernità, si unisce in questa occasione alla narrazione poetica che Dario Oliveri ha immaginato attorno agli ultimi istanti della vita dell'Ariosto e alla rievocazione fantastica dei personaggi del più noto poema cavalleresco. “Una notte di prima estate del 1533. La casa di Ludovico Ariosto a Ferrara, in contrada Mirasole. Una stanza con un grande letto, una scrivania ingombra di carte, le pareti ricoperte di scaffali e di libri”: questo l'incipit dell'opera che, spiega Oliveri, “è non soltanto uno spettacolo teatrale – o un lungo madrigale a più voci – sulla morte di Ludovico Ariosto, ma anche un’opera sul mistero della creazione artistica e sul potere della letteratura; un’opera che si alimenta di altre opere, soprattutto musicali e poetiche”.
Ferrara, una notte di prima estate del 1533.
La stanza da letto nella casa di Ludovico Ariosto. Il poeta ha 59 anni e da alcuni mesi – dopo l’incendio che ha distrutto la sua scena teatrale per la Sala grande del Palazzo ducale – è profondamente angosciato, non ha pace, trascorre le notti fra i sogno e la veglia. Sta dormendo su una poltrona e all’improvviso si sveglia, assalito da ricordi lontani: rammenta, tra l’altro, il suo Orlando Furioso, ma in maniera confusa.
Si riassopisce e sogna. Vede Angelica, vestita di bianco, che si guarda intorno con aria circospetta, pare inseguita. Poi ecco calare il buio, le tenebre; un gruppo di uomini e donne seminudi, con i corpi dipinti, salta fuori dall’ombra e si avventa su Angelica. La ragazza tenta inutilmente di divincolarsi, ma viene afferrata e sollevata da terra. Comincia una sorta di rito furente: alcuni uomini suonano con forza i tamburi, altri danzano selvaggiamente, le donne strappano il vestito di Angelica e le fanno indossare una tunica rossa; alcuni bambini gridano tenendosi la testa fra le mani e Angelica viene legata mani e piedi a una grande struttura di legno.
Il poeta è agitato, urla nel sonno, poi si sveglia di soprassalto e si rende conto di essere nella sua camera; si alza, beve un sorso d’acqua, cerca di tranquillizzarsi. Poi si avvicina ai suoi libri, ne prende uno e comincia a leggere.
Compaiono, nella sua mente, Angelica e Medoro, abbracciati, intenti a vivere il loro amore; ma un pastore li mette all’erta. Irrompe infatti Orlando, completamente folle di gelosia, che brandisce la sua Durlindana. Dopo aver perso la ragione e aver fatto il giro del mondo, uccidendo e distruggendo ogni cosa sul proprio cammino, è tornato nel luogo in cui tutto ha avuto inizio, lì dove Angelica e Medoro hanno inciso sui muri, sulle pietre, sulle cortecce degli alberi i segni del loro amore, scatenando la sua ira. Ma tutto sembra accadere lì, nella stanza di Ariosto: realtà e ricordi si confondono. Il Pastore tenta di nascondersi dietro i mobili, ma Orlando lo vede, lo insegue e lo trafigge con la Durlindana, accanendosi poi sul corpo senza vita. Poi si aggira un istante sulla scena, beve da una bottiglia che trova sul tavolo e lascia cadere la spada sporca di sangue. Ora è lui ad accasciarsi sulla poltrona di Ariosto.
Entra in scena Astolfo, il paladino inglese che la fata Alcina – dopo averlo amato per un breve periodo – ha trasformato in un mirto. In groppa all’Ippogrifo sale sulla vetta del Paradiso terrestre e poi sulla Luna, dove in un vallone sono raccolte tutte le cose perdute dagli uomini sulla Terra. In quella sconfinata varietà di oggetti trova l’ampolla in cui è racchiuso il senno di Orlando.
Si vede Astolfo sollevarsi in aria, poi la scena diventa di nuovo quella iniziale: la stanza di Ariosto è vuota e lui sta dormendo.
Ma ecco che tutti i suoi personaggi compaiono in scena, lui apre gli occhi e li vede intorno a sé: Angelica, bellissima, Orlando rinsavito e Astolfo, in vesti da viaggiatore. Ariosto si sente, da dentro, una rinnovata energia.
I suoi personaggi lo circondano, in silenzio.