Caratteri generali


foto © Nicola Boschetti

Personaggi: Floria Tosca (S), Mario Cavaradossi (T), Il Barone Scarpia ( Bar), Cesare Angelotti, (B), Spoletta (T), Sciarrone (B), Un carciere B), Un pastore (Voce bianca).

Inganno.
Poi sesso, sadismo e vendetta, il tutto mescolato a religione ed arte: Tosca, il dramma a tinte forti di Victorien Sardou, è un abile impasto di lirismo e incalzante teatralità, un amalgama perverso di erotismo e fede, un susseguirsi di quadri dall’impatto emotivo straordinario. Insomma, pane per i denti di Puccini, che riesce, in Tosca, a concepire le melodie tra le più intense e struggenti della sua vena creativa.
Opera che definiremmo d’azione, ha una tela drammaturgica di assoluta spettacolarità, gestita da una regia perfetta, che le conferisce un taglio decisamente “cinematografico”. Non a caso, visto che siamo all’inizio del secolo e questi sono gli anni in cui cinema mostra le sue affascinanti risorse narrative.

Inganno, si diceva: l’inganno percorre tutta la trama dell’opera. Scarpia mente a Tosca e a Cavaradossi, Tosca mente a Scarpia e lo uccide, Cavaradossi crede ad una finta fucilazione e muore; ci crede anche Tosca e, per questo, si getta dai bastioni di Castel Sant’Angelo.
Una brutalità, una totale mancanza di scrupoli che si genera dal crudele Capo della Polizia, l’artefice di tutto, addirittura – inconsapevolmente - della propria morte: Scarpia, spietato, sadico, agitato da brame di potere e da un’incontrollabile pulsione erotica, è il vero protagonista, a dispetto del titolo dell’opera. Del resto, le prime note della partitura sono proprio i tre accordi abbinati al personaggio, una sorta di “tema di Scarpia” che torna, immancabilmente, nei momenti più critici della vicenda.

Tosca entrò nella vita di Puccini nel 1889, quando vi assistette al Teatro dei Melodrammatici di Milano con la meravigliosa Sarah Bernhardt. Ma per vedere questo massiccio dramma di carattere sulle scene di un teatro d’opera sarebbe passato ancora parecchio tempo: vuoi per il brutale realismo del soggetto che così tanto si allontanava dall’opera romantica cara al lucchese, vuoi per l’interesse che nel frattempo altri soggetti gli avevano stimolato, fatto sta che a Tosca Puccini sarebbe tornato soltanto nel 1896, quando era ormai in piena voga l’opera verista, con Mascagni, Leoncavallo e, non da ultimo, Giordano e il suo applauditissimo Andrea Chénier, proprio di quell’anno.

La Prima andò in scena il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma, lo stesso teatro dove, dieci anni prima, Cavalleria Rusticana aveva dato il al verismo musicale. Il successo fu straordinario e solo al Costanzi si ebbero più di venti repliche a teatro esaurito; da allora iniziarono le rappresentazioni sui più grandi palcoscenici, in Italia e in Europa.