Work Song

FORTEZZA DEL PRIAMÀR DI SAVONA
Domenica 23 luglio, ore 21.30

 

WORK SONG
I canti di lavoro incontrano il jazz

PROGRAMMA

  • ANONIMO, Maremma amara (“Tutti mi dicon Maremma”)
    canzone popolare toscana, primi decenni dell’Ottocento
  • ANONIMO, “Aja mola” – I’ll be glad(prob. dall’arabo “Ai ya Mawla”, “O mio Signore”)
    canto popolare trapanese
  • Enzo JANNACCI e Beppe VIOLA,Vincenzina e la fabbrica
    1974
  • Cicho BUARQUE e Melo NETO, Funeral de um lavorador (Funerale di un lavoratore, testo italiano di Sergio Bardotti)
    bossanova, 1966
  • Cicho BUARQUE, Construção - Deus lhe pague (“Por esse pão pra comer”)
    1971
  • ANONIMO, “Bella, ciao”
    canto popolare italiano, utilizzato dalle mondine e, con altro testo (1953 ca.) dedicato alla Resistenza italiana attiva contro il nazifascismo
  • ANONIMO, “Fimmene fimmene”
    canto di protesta salentino, primo Novecento ca.

Solista Cristina Zavalloni

Chitarra Bebo Ferra

Tromba Lorenzo Cimino

Sax Guglielmo Pagnozzi

Contrabbasso Furio Di Castri

Batteria Alessandro Fabbri

 

Probabilmente il lavoro è, assieme all’amore, l’attività umana di cui di più la musica, la canzone, si è occupata di più, sia quella colta sia quella popolare, e in ogni angolo di mondo. Dalla musica nata nei campi degli schiavi a quella delle aie contadine, alle canzoni di lotta, alla canzone popolare contemporanea, al rock e sue derivazioni, al jazz. Persino ciò che chiamiamo musica colta o classica se ne è occupata.
Il lavoro e i lavoratori non sono stati solo oggetto della musica e del canto, ne sono stati protagonisti attivi, basti pensare al fiorire dei cori, delle filarmoniche amatoriali, delle case del popolo e delle balere. La canzone è la forma più utilizzata per fare musica tra lavoratori e parlare della loro condizione.
Viviamo un tempo in cui i lavoratori contano assai poco nella vita economica e sociale, hanno perso reddito e potere, sono più marginali, la stessa condizione materiale, la complessità dei nuovi lavori è poco conosciuta quasi non interessasse.
Noi non vogliamo fare né un’operazione antropologica né tanto meno politica, il nostro è un progetto squisitamente artistico nato dare il giusto spazio e ruolo a questo tema attraverso la rilettura, in altra chiave, di canzoni che se ne sono occupate, dai canti di lotta a quelli popolari, alla canzone d’autore, con l’idea che l’arte è il modo più forte e il migliore per avere identità, riconoscersi in una comunità di valori e interessi.
Rileggiamo, arrangiamo, reinterpretiamo per far emergere quanto il lavoro, la condizione dei lavoratori siano temi della nostra quotidianità, temi più importanti di tante chiacchiere che ci ricoprono, nella consapevolezza che noi artisti, prima di tutto, siamo dei lavoratori.