Comunicato web
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foto © Gianfranco Rota
Chiude la stagione autunnale Notte per me luminosa, scene su personaggi dell'Orlando Furioso; musica di Marco Betta e libretto di Dario Oliveri.
Nuova opera commissionata dalla Fondazione Teatro Comunale di Modena e dal Teatro dell'Opera Giocosa di Savona
L’opera va in scena domenica 11 dicembre alle ore 17.00 e Lunedì 12 dicembre alle ore 10.00 e alle ore 12.00 (spettacoli per le scuole) al Teatro Chiabrera.
Cast: Tony Contertese, Francesca Tassinari, Francesca Sartorato, Ernesto Petti
Direttore: Alessandro D'Agostini
Regia: Italo Nunziata
Scene e costumi: Mariangela Mazzeo
Ensemble da camera della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, Fondazione Teatro Municipale di Piacenza
Nuovo allestimento
“Notte per me luminosa è non soltanto uno spettacolo teatrale – o un lungo madrigale a più voci – sulla morte di Ludovico Ariosto, di cui propone un’immaginaria narrazione poetica, ma anche un’opera sul mistero della creazione artistica e sul potere della letteratura; un’opera che si alimenta di altre opere, soprattutto musicali e poetiche. A cominciare ovviamente dal titolo, che giunge dal primo verso di un’Elegia di Sesto Properzio (II, 15), che celebra il ricordo di una notte d’amore attraverso «l’immagine paradossale della notte che per l’amante è luminosa più del giorno»….”
Così l’autore del libretto, Dario Oliveri, a proposito del testo musicato da Marco Betta. Properzio per il titolo, dunque, ma anche tanto altro: in primis, l’Orlando Furioso (testo delle tre arie di Angelica, di Orlando e di Astolfo, nonché il duetto d’amore di Angelica e Medoro; episodio conclusivo della Prima scena, quando Angelica viene circondata e catturata da misteriose figura di uomini e donna); poi dalla leggenda di Tristano e Isotta (il personaggio di Tristano, sottolinea Oliveri, è presente – sia pure di sfuggita – nel poema ariostesco); poi ancora da Calvino, in particolare da Il castello dei destini incrociati, di cui alcuni passaggi sono ripresi nel parlato iniziale dell’aria di Astolfo, I testi dei due Madrigali che concludono la Prima e la Seconda scena, infine, sono costituiti, rispettivamente, dalla parafrasi/riscrittura dei primi quattro versi di un poemetto di Jorge Luis Borges (Ariosto y los Árabes, 1960) e di un passaggio del capitolo XIX del’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdamm (1511).
Insomma, di tutto un po’, in questo libretto, sapientemente assemblato in un testo nuovo, efficae e pronto per rivestirsi della musica di Betta.
“Il poema-labirinto di Ludovico Ariosto è popolato da innumerevoli personaggi, di cui sopravvivono, nel testo di Notte per me luminosa, soltanto quattro: Angelica, Orlando, Astolfo e Medoro, con la fugace apparizione di un Pastore. Tali personaggi sono evocati dai sogni e ricordi di Ludovico Ariosto e dunque cantano e agiscono sulla scena, ma non sono, a rigor di logica, personaggi “reali”. A differenza, s’intende, di Ludovico Ariosto che invece è l’unico essere umano presente nell’opera. È questa, tra l’altro, la ragione per la quale è anche l’unico a parlare anziché cantare”. (Secondo il pensiero di Giovan Battista Doni – XVII secolo - che riconosce i soggetti pastorali come i più consoni ad essere resi attraverso la musica, trattando di personaggi quasi “astratti” perché molto lontani da noi, cui era consentito «di dialogare cantando, senza con ciò soverchiamente strapazzare le leggi della verosimiglianza» (Lorenzo Bianconi). Ciò non vale per le persone “storiche”, cui è permesso soltanto parlare; o magari, come succede in quest’opera ad Ariosto, sognare di esprimersi attraverso il canto solo negli ultimi istanti della vita, a differenza dei suoi personaggi, che popolano un mondo “altro” e che quindi si esprimono attraverso la musica.