Caratteri Generali


foto © Rolando Paolo Guerzoni

Una sera di settembre del 1835: Donizetti rientra a casa pallido e febbricitante, si scusa con gli ospiti che lo attendevano insieme alla moglie Virginia - tra cui il celebre tenore Duprez - e si corica. Non passa molto, si dice qualche minuto, che il compositore consegna agli astanti un foglio pentagrammato fresco di inchiostro: "Tu che a Dio spiegasti l'ali...". Insomma, da un'emicrania sembra esser nata la pagina sublime che chiude Lucia di Lammermoor. Pochi giorni dopo, il 26 settembre, l'opera va in scena al San Carlo di Napoli, con un cast di primissimo ordine: Fanny Tacchnardi Persiani, Gilbert Duprez, Domenico Cosselli.
Che sia leggenda o verità, è risaputo, comunque, che Donizetti fosse assai veloce nella composizione, oltreché molto prolifico: il soprannome Dozinetti - non molto elogiativo, in verità - alludeva infatti alla gran quantità di opere scritte (dozzine), anche se queste, a volte, risultavano alquanto scadenti (dozzinali), proprio per questa eccessiva velocità. Opinione di Saverio Mercadante, condivisibile o meno.

Fatto sta, comunque, che Lucia è uno dei più grandi capolavori del compositore bergamasco e, in assoluto, del nostro repertorio: azione drammatica a forti contrasti sostenuta da una partitura impeccabile, che scava nella psicologia dei personaggi, alternando spazi di delicatissimo lirismo ad accenti melodici e ritmici assai vigorosi. La scena della pazzia è il fulcro dell'opera, magistrale raffigurazione sonora di una mente sconvolta, momento toccante e intenso, studio profondo dell'interiorità: non a caso sarà esempio per più d'una delle opere a venire.
Quattro i personaggi principali, che rispondono ad uno schema drammaturgico ben preciso, già codificato: il giovane eroe oppresso dalla tristezza e dal rancore, perché ha subìto lutti e usurpazioni ; l’antagonista, appunto, usurpatore; la donna angelicata, alla quale lo scontro tra gli avversari toglierà il senno e il , che tenterà invano, in nome della dignità sacerdotale, di evitare la tragedia. Il linguaggio musicale, da parte sua, vuole raffigurare con maggiore immediatezza le situazioni sceniche, riduce fioriture e ornamentazione nel canto delle voci maschili, elabora melodie che dall’accentazione delle parole si sviluppano in motivi semplici, teneri, malinconici; mentre a Lucia sono riservate varie tipologie di scrittura: canto spianato ma anche e soprattutto virtuosismo (gorgheggi, trilli,  note ribattute, picchettati) ad esprimere amore e passione o terrore. A tutto si aggiunge la complessità e la grande varietà dei recitativi, che rende più serrato il ritmo della narrazione, e le pagine di insieme, in cui spicca il sestetto finale.

Il trentottenne Gaetano Donizetti aveva composto, in diciassette anni di attività, quarantatré opere. Aveva esordito al Teatro San Luca di Venezia il 14 ottobre 1818 con Enrico di Borgogna, opera ‘semiseria’, secondo una minuziosa classificazione di allora, perché includeva un personaggio comico. Anche Torquato Tasso(Roma 1833) fu per la stessa ragione definito ‘semiserio’, malgrado la morte di Eleonora d’Este e i deliri del protagonista. Opere ‘buffe’ furono invece l’Elisir d’amore(1832) eDon Pasquale(1843); ma esistevano anche le ‘farse’, come Le convenienze e inconvenienze teatrali(1827) o il Campanello(1836), nel repertorio donizettiano.

Il libretto, scritto da Salvatore Cammarano e tratto dal romanzo The bride of Lammermoor di Walter Scott (1819), è piuttosto fedele all'originale e fu elaborato, anch'esso, in tempi molto contenuti.
A Scott si ispirarono ben quattro compositori che prima di Donizetti musicarono le vicende di Lucia ed Edgardo: Michele Carafa (Le nozze di Lammermoor, Parigi 1829), Luigi Riesk (1831), Ivar Frederik Bredal (La sposa di Lammermoor, Copenhagen 1832) e Alberto Mazzuccato (La fidanzata di Lammermoor, Padova 1834). Donizetti, come di consueto, fu rapidissimo: iniziò la composizione alla fine del maggio 1835, la terminò il 6 luglio. Scott, riferendosi alle lotte fra i seguaci di Guglielmo III d’Orange e i fedeli del detronizzato Giacomo II, aveva collocato il suo romanzo nella Scozia del 1689, mentre Cammarano retrodatò Lucia alla fine del Cinquecento.

La Premiere ebbe un successo travolgente, tra applausi interminabili, acclamazioni, lacrime di commozione.